giovedì 2 marzo 2017

Remigio (piccole storie di Gorfigliano) di Giuliano Orsi

Eravamo nel 1950, usciti da poco da una guerra disastrosa, a Gorfigliano si viveva di pastorizia e di agricoltura, tutti avevano del bestiame , campi da coltivare e soprattutto selve per raccogliere le castagne. Gli uomini lavoravano alle cave della Montecatini ma lo stipendio a quel tempo era piuttosto misero.
Alla prima neve le cave diventavano impraticabili e non c’era alcuna tutela per gli operai cioè se non lavoravi non riscuotevi niente.
Mio padre, così, durante l’inverno, cercava di arrangiarsi commerciando in bestiame recandosi nei paesi vicini a comprare e rivendere animali.
Una volta verso la metà di gennaio comprò a Vinca una diecina di capre e le portò a Gorfigliano. Con le capre gli dettero anche un caprettino  di pochi giorni a cui era morta la mamma. Ricordo che lo portò in braccio mio fratello casimiro, che allora era poco più di un adolescente.  Arrivati portarono le capre nella capanna ai Lochi.
La sera però tutti incominciammo a preoccuparci per il caprettino, come nutrirlo?
A vedere il branchetto delle capre era venuto anche il Luciano del Piè del Bastian, dato che abitava lì vicino. Mi sembra che l’idea fu sua e ci disse “ perché non proviamo a far puppare il caprettino a una mia pecora ?”
Scettici però provammo, andammo nella stalla delle pecore che era confinante con la nostra e il capretto fu adottato e salvato da una componente del gregge.
I ragazzi del Piè, dato che a scuola leggevano le avventure di Remigio ( il Remì oggi dei cartoni animati)  chiamarono il caprettino con tale nome.
A marzo con insistenza riuscii a convincere i miei genitori a portarlo nella piccola stalla di fronte a casa mia.
Remigio diventò una mascotte del Paese
Il Mattino usciva dalla stalla e andava a pascolare nel verde tra gli uffici della Montecatini, scendeva dalla scalinata e andava a mangiare il sale dalla Lisa poi andava al dopolavoro del Michè a leccare la lisciva.
Il primo anno partorì due splendidi caprettini.
Spero che il Luciano e il Beppe del Piè con il Mario della Zelmì leggano queste righe e si ricordino, anche se con nostalgia, di Remigio

Giuliano Orsi