lunedì 16 marzo 2020

Lo zio e i suoi nipoti

Mi metto la mascherina, i guanti in lattice, prendo le chiavi e mi avvio...
Voglio andare al mio locale per vedere se tutto va bene: i frigoriferi che siano sempre accesi, se qualche tubo abbia avuto una perdita ecc.
Apro la saracinesca con un rumore assordante che riecheggia nell'aria di questo paese deserto.
Entro, tutto spento, anche la macchina del caffè non è più illuminata dai led blu, la tristezza mi invade come uno tsunami, e pensare che alcuni giorni fa, quando il governo ha emanato la chiusura dei locali di vendita al dettaglio di beni non primari, dissi che almeno mi sarei riposato un po', considerando che erano più di 5 anni che non facevo un giorno di ferie.
Chiudo gli occhi e per un istante sento il rumore del macinacaffè, la televisione "che esulta" a un gol di qualche squadra, le urla di qualche cliente arrabbiato perché il suo compagno non ha giocato un carico sulla briscola, e poi loro: i miei ragazzi che fanno casino.
Sì, sono miei, perché praticamente li ho "allevati", per loro sono lo zio, tutti mi chiamano zio.
Luci, musica che risuona dalla "Sala West Ham" (quella con il biliardo per intenderci), voci che mi ordinano una Tennent's, una Forst e una Menabrea...
Cavolo, per un attimo, dopo alcuni giorni, nella mia mente La Terra di Mezzo ha ripreso vita, mi emoziono.
Riapro gli occhi e tutto svanisce nell'oscurità di questi ultimi giorni.
Come già detto tristezza, ma necessaria.
Passerà!
Sì passerà anche questa.
Quando tutto sarà finito voglio abbracciare uno ad uno tutti i "miei nipotini" e dirgli che mi sono mancati davvero tanto.
Quello che possiamo fare adesso è solamente restare in casa e attendere.
Dai non molliamo, teniamo duro, sarà più bello quando ci riabbraceremo.